«Una cappelliera piena di buchi», curiosità e facezie nel pacchetto delL’orma dedicato al Colosseo

La mia famiglia si è trasferita a Roma quando ero una bambina. Nei primi mesi dopo il trasloco, i miei genitori hanno vissuto una specie di delirio turistico (comprensibile, visto che sono nati e cresciuti a Rho, che, per carità, è una piacevolissima cittadina, ma vuoi mettere?). Io ricordo poco, e spesso si tratta di dettagli inutili: la fissazione di camminare sui sanpietrini in punta di piedi per non toccare le righe, la passione di mio fratello per quei cosi gommosi pieni di farina che si compravano agli angoli delle strade, gli scherzi con l’acqua davanti ai nasoni (le mitiche fontanelle di Roma), gli stormi che facevano la cacca sull’automobile se mamma e papà la parcheggiavano sotto i platani. Tra i ricordi meno inutili, conservo quello del Colosseo: la sensazione di immensità, il chiaroscuro tra le arcate, la strana impressione di un animale invaso dalle formiche, e soprattutto la paura che mi fecero i racconti sui cristiani e i martiri trucidati dalle belve.

Ho rivissuto un po’ di quello stupore infantile quando mi è capitato tra le mani il libretto (o meglio, il pacchetto) delL’orma dedicato al Colosseo (Colosseo, due o tre cose che so di lui). Fa parte della collana I pacchetti dei luoghi (non comuni) e racconta la storia del monumento più famoso di Roma in modo insolito, mescolando riferimenti letterari, storici e pop.





Ci sono anche un sacco di immagini, per i più pigri. È piccolino, ma pieno di spunti: fa trascorrere qualche ora piacevole; meno piacevole per chi è magari costretto nella stessa stanza con chi lo legge e viene continuamente disturbato da esclamazioni di stupore, ripetuti «senti qua, ma lo sapevi che…» e non-richieste letture ad alta voce degli stralci più entusiasmanti. Per esempio, sapevate che il Colosseo è stato per secoli ricoperto di piante? Molti studiosi e botanici si sono dilettati a contarne le specie. La contessa Elisabetta Fiorini Mazzanti le repertò tutte e poi le pianse, quando nel 1871 vennero tagliate da una commissione incaricata di riportare il monumento agli antichi fasti. E lo sapevate che il Colosseo per parecchio tempo è stato una sorta di centro commerciale? Nel Medioevo era pieno di botteghe e negotii, osterie e laboratori per la produzione del vino.

Sotto Natale, libri del genere fanno venire voglia di essere regalati. Gli editori lo sanno, e inventano modi deliziosi di spingerti all’acquisto: L’orma da anni impacchetta questi libricini come se fossero lettere, in modo che si possano spedire (veramente!) via posta; ne raggruppa alcuni e li fa diventare cofanetti (come i defunti dvd delle serie tv che ancora ci ostiniamo a tenere in qualche angolo oscuro delle nostre librerie).

L’idea ha avuto talmente successo, che da circa un anno è approdata anche in Francia, dove les plis suscitano convulsi «j’aime» nei lettori francesi che vi si imbattono.

Tornando al pacchetto che ho tra le mani, le pagine finali meritano davvero: sono una curiosa rassegna di brani tratti da romanzi, raccolte poetiche, epistolari e diari di autori famosi che si sono imbattuti nel Colosseo, perlopiù ricavandone l’estasi romantica che ci si aspetterebbe, ma non sempre; Melville, per esempio, lo liquida in poche righe, più interessato al suo pranzo a base di «pane e fichi» che alla magnificenza del monumento, e Twain lo chiama «quella cappelliera piena di buchi». Joyce, dopo averlo visitato, estende il suo giudizio a tutta la città: «Roma mi sembra uno che viva esibendo ai viaggiatori il cadavere della propria nonna».

Alla fine c’è una vera chicca: un articolo di Giorgio Manganelli uscito sul Messaggero nel 1989; Manganelli parla del Colosseo come di una bestia, dando voce alla sensazione confusa e spaventosa che anch’io avevo avuto da bambina: «la sua pietra poderosa ha una fulva, feroce, qualità carnale; è selvatica, sa di cosa uscita dalla foresta, ferma nello spazio spalancato, abbagliata e tacitamente furibonda». 

Prima di chiudere dicendo che il libriccino è un oggetto divertente e faceto, ma anche denso e accurato, voglio precisare che nessun redattore è stato pagato per questa recensione, i pacchetti fanno questo effetto, bisogna accettarlo.

Pubblicato da Silvia Valli

Nata a Milano nel 1993, si laurea in Filosofia alla Sapienza Università di Roma; prosegue gli studi specializzandosi in Editoria con una tesi sulle collane filosofiche curate da Croce e Gentile per la casa editrice Laterza. Ama leggere e fare gite in montagna; il suo luogo dell'anima è un paesino sperduto in Valle d'Aosta.

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