Una vita, due teste: “Una di due” di Daniel Sada

Perché chi ama 

non sa mai ciò che ama

né sa perché ama

né cos’è amare.

Alberto Caeiro

Leggo la citazione posta all’inizio del romanzo Una di Due del messicano Daniel Sada, uno dei più importanti autori della letteratura latino-americana contemporanea, pubblicato per la prima volta in italiano a ottobre 2021 da Alter Ego Edizioni con la traduzione di Carlo Alberto Montalto. La leggo e cerco subito di interrogarmi sul suo significato. Non ne sono del tutto convinta. Non capisco, mi arrovello a pensare cosa abbia spinto Sada a scegliere tra tante proprio questa frase come indicatore primario della storia che di lì a poco seguirà. Lo faccio sempre, con ogni citazione. Ma poi chi è questo Alberto Caeiro? Mai sentito.

Scioccamente, dimentico che queste parole custodiscono un enigma che verrà svelato a libro finito, quando possediamo tutti gli elementi per interrogare e sconfiggere la citazione-sfinge. Questo è un romanzo che parla di amore e dualità, due concetti che non riescono a rimanere prigionieri di schemi predefiniti e impermeabili, allo stesso modo in cui il grande poeta portoghese Fernando Pessoa non riusciva a definire sé stesso attraverso un’identità unica e sempre riconoscibile. Alberto Caeiro è infatti uno dei tanti eteronimi dello stesso Pessoa: una personalità immaginaria, con una vita inventata ma realistica, che gli permetteva di ricercare nuove maniere per interpretare il mondo, di essere allo stesso tempo uno e doppio (triplo, quadruplo?).  

Anche le gemelle Gloria e Constitución Gamal, le protagoniste del romanzo, vivono un rapporto talmente simbiotico che si fatica ad intravedere dove finisca una e cominci l’altra. Fisicamente identiche ‒ se non per un neo sulla spalla ‒ sono difficilmente riconoscibili come singole dai clienti della loro sartoria, a Ocampo, nel brullo Messico settentrionale. Lavoratrici provette, diffidenti nei confronti della società e in particolare degli uomini, che non hanno mai conosciuto la grazia del loro amore, trascorrono un’esistenza senza stravolgimenti, scandita da un ritmo duale mantenuto gelosamente. Non potrebbero vivere che così, rispecchiandosi l’una nei desideri ‒ nei gusti, nelle aspettative ‒ dell’altra. 

I tic, i movimenti, le espressioni, uguali di continuo, come immagini speculari. Si stufano mai?… Può darsi, se si stufassero però le loro anime sarebbero nulle. Il fatto è che: l’unica cosa importante della loro vita consiste proprio nel somigliarsi, un doppio senso che forse è uno soltanto.

Un nido sicuro costruito solidamente sulla sorellanza, una promessa che chi possiede un fratello o una sorella conosce bene. Non si può sfuggire a un legame di sangue, specie se il sangue è fratello, con tutti i conflitti e le gioie che questo comporta. Gloria è timida, introversa ma con il dono dell’osservazione e della riflessione, tutto il contrario di Constitución: intraprendente, logorroica, istintiva. Uno yin e yang complementare che si sprigiona quasi come un grande flusso di coscienza tra le pagine scritte, in cui si dipanano i grandi momenti di complicità delle sorelle Gamal, vissuti per lo più nell’intimità della propria casa tra bicchieri di whisky e balli sfrenati. Di giorno a testa bassa sui ricami, di notte fervide costruttrici della propria personalissima e duale realtà.

Questo libro trasuda spirito messicano norteño che Sada aveva già esplorato finemente in Casi nunca, uscito nel 2008 e edito in Italia nel 2013 da Del Vecchio Editore, dove si esplorava la condizione campesina del Messico degli anni ’40. Il lettore viene trascinato in un vortice comico-grottesco che sprigiona direttamente dal cuore del deserto di Ocampo, passando per Lamadrid ‒ luogo di nascita delle Gamal ‒ e Nadadores, dove si erge la casa di colei che sola riesce a deviare verso altre calles il destino delle gemelle: la zia. 

È proprio a causa dell’invito al matrimonio di loro cugino da parte della zia che si ha quello che Propp chiamerebbe la rottura dell’equilibrio iniziale. Una crepa nel dualismo, il desiderio di differenziarsi, il pizzico allo stomaco dell’invidia che comincia a serpeggiare e risale acido verso la gola. Alla festa ci andrà ‒ ovviamente ‒ soltanto Constitución, la scaltra. Ed è a questo punto che l’amore tra sorelle, quel sentimento perfetto su cui è costruito il romanzo, comincia ad essere offuscato da un altro tipo di passione: l’amore romantico per Oscar, un innamorato che, come una sabbia mobile, minaccia di inghiottire una ad una le eterne promesse di un’esistenza a due teste.

Per un attimo Gloria fu sul punto di ricordarle l’accordo del ciò che è tuo è mio e viceversa, ma poi preferì ascoltarla, sapeva bene, infatti, che negli affari di cuore doveva giocarsi d’astuzia: essere infida come un serpente. L’altra, perciò, entusiasta al lampante consenso della sorella raccontò l’accaduto da cima a fondo. L’incontro, lo sposalizio a fare da cornice.

È quando subentra il terzo elemento che l’equilibrio, dopo l’iniziale scossone, deve ristabilirsi e Sada trova un escamotage abbastanza malizioso e inquietante, giocato sul filo dell’incredibile somiglianza di Gloria e Constitución, la cui vittima inconsapevole è il povero vaquero Oscar. Con un ritmo sempre più incalzante, sottolineato da un uso smodato dei due punti, quasi a sottolineare anche graficamente quale sia il cuore della storia, l’autore segue sin nei meandri più abietti le scelte delle protagoniste restituendoci la stessa sensazione che ci provoca l’osservazione di una catrina messicana vestita a festa. Un’ambiguità grottesca.

Breve ma intenso, Una di due ha il sapore del Margarita e Daniel Sada, mentre ci versa da bere, è il più sarcastico degli osti. Una bella occasione per provare ad accettare e a far dialogare le due anime che celiamo dentro di noi, come ha fatto Pessoa, senza dimenticare di poterci sentire leggeri a scherzare su tutto. Certo, magari senza che siano gli altri a farne sempre le spese. 

Una di due, Daniel Sada, trad. di Carlo Alberto Montalto, Alter ego, pp. 116, € 14,00

Pubblicato da Lavinia Micheli

Mi piacciono le cose semplici perché credo fortemente che da esse si sprigionino i valori più grandi. Cerco di applicare questa stessa filosofia al mio modo di comunicare scrivendo: "Le parole sono importanti!" ed una buona comunicazione è alla base di qualsiasi rapporto, da quello lavorativo a quello amoroso. Sono incuriosita dai meccanismi sociali e cerco di apprendere da tutto ciò che la vita può offrirmi, per questo sono laureata in Cooperazione Internazionale e Sviluppo e in Antropologia Culturale. Amo viaggiare (spesso con la mente) e scoprire altre sensibilità, altri punti di vista sul mondo e sulla vita. Ho vissuto per quattro mesi nella Sierra Norte di Puebla (Messico) per la ricerca della mia tesi di laurea sull'empowerment femminile delle donne indigene del luogo. Non smetto mai di stupirmi e di sorridere.

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