Mi avvicino a te per zone di sole,
stupori un po’ nascosti e ritrovati
per l’aurea nebbia, che i dimenticati
palazzi rivela. Scarta parole
con me, Ezra, tu giovane, tu vecchio,
comunque Dio ti voglia, sulla panca
di questa collinetta antica e stanca
d’istanti, ripescati in qualche secchio.
M’aidez a ricomporre quei dettagli
di quel lontano aprile, detto maggio.
Quanti doppioni, quanti falsi abbagli
dall’armatura dentro al Colosseo.
Me la indicò chi mi disse: «coraggio!».
Da allora mi sentii d’inerzia reo.
Tommaso Cavani