Creature metropolitane: quando l’illustrazione incontra la città

Beatrice Pugnaloni è un architetto. Durante la pandemia, come molti, ha sentito il bisogno di tornare a una sua passione: disegnare gioielli. E così, da un anno, ha intrapreso questa nuova avventura, realizzando un sogno che fino a poco tempo fa non credeva possibile. Negli ultimi sei anni ha portato avanti un progetto grafico: Creature metropolitane, illustrazioni che raccontano in modo originale il rapporto tra città ed abitanti, tra luoghi e viaggiatori. L’abbiamo incontrata per saperne di più.

Come nasce Creature metropolitane?

Quando ho iniziato ad andare all’Università, prendendo la metro ogni giorno, ho cominciato ad accorgermi delle persone che avevo intorno, a scrutarle, finché non ho sentito la necessità di rappresentarle. A volte mi divertivo a notare in loro degli elementi che mi rimandavano a delle caratteristiche animali, quasi in modo surrealista. Così ho cominciato a fare degli appunti grafici sul mio Sketchbook per mantenere una memoria delle sensazioni che mi suscitavano. Avevo il desiderio di ricordarle. Piano piano la mia Moleskine è diventata sempre più ricca. Quando poi sono partita per l’Erasmus a Barcellona, ho continuato e un giorno un mio amico, dopo aver visto i miei disegni, mi ha suggerito di mostrarli anche agli altri. Ho deciso di dargli retta e così ho cominciato a pensare più concretamente a un progetto. Nel 2015 è nato Creature metropolitane, perché è nella metro che ha preso forma. Dopo aver scelto il nome, ho cominciato a postare i disegni sulla mia pagina Instagram, ricevendo una buona risposta da parte delle persone…

Come si è evoluto nel tempo? Hai continuato a disegnare sullo Sketchbook?

Diciamo che dipendeva dai periodi. Ho sempre sentito il bisogno di assecondare i miei tempi. Se vivevo un momento in cui non avevo voglia di disegnare, non lo facevo, ma capitava anche che nella stessa giornata fossi ispirata moltissimo e facessi molti disegni, anche in base alle persone che avevo incontrato. Penso che non si debba mai forzare la propria creatività. C’è sempre stata una grande naturalezza nello sviluppo di questo progetto. Poi ho cominciato a rappresentare le persone non più sullo Sketchbook ma su una Moleskine per acquerelli e questo secondo me ha contribuito a dare più importanza al progetto perché l’illustrazione era sicuramente più curata a livello grafico.

Insieme all’illustrazione, pubblichi anche la foto che l’ha ispirata. Disegni quindi sempre a partire da una fotografia?

Inizialmente disegnavo i soggetti direttamente, mi bastava ricordarli. Poi mi sono accorta che non riuscivo più a memorizzare le cose che avevo visto. Così ho sentito il bisogno del supporto fotografico per riportare in maniera più accurata i dettagli che mi avevano colpito di una persona. A quel punto ho scelto di condividire non più solamente l’illustrazione ma anche la fotografia ad essa associata. E ho notato da subito una maggiore attenzione e un interesse più forte da parte degli altri e credo che sia dipeso dal fatto che si sono sentiti più coinvolti perché poteva rapportarsi in maniera più diretta a quello che avevo visto. Ho capito quindi che quella era la strada giusta da seguire e ho continuato a portare avanti il progetto per tutti questi anni.

Cosa significa per te Creature metropolitane?

È sempre stata l’espressione di un bisogno. Era qualcosa che non potevo controllare. Avevo il bisogno di dare forma agli stimoli che la vista mi procurava. Volevo esternare questo groviglio di emozioni e suggestioni attraverso l’uso del disegno, che per me è davvero uno strumento incredibile perché permette di rappresentare tutto quello che vogliamo e immaginiamo. È sempre stata per me la forma migliore di espressione, molto più delle parole. Mi piace il fatto che ognuno possa dare una propria interpretazione. Per me quello che disegno ha un senso, che può essere completamente diverso da quello immaginato da un’altra persona.

Pensi che la tua formazione di architetto abbia in qualche modo contribuito alla nascita di questo progetto?

Sicuramente senza l’architettura questo progetto non sarebbe mai nato. L’architettura non esiste senza le persone e viceversa. C’è un rapporto forte tra i miei soggetti e la città. Non è possibile pensare l’uno senza l’altra. In particolare ho notato che con quest’ultimo sviluppo del progetto in cui ho associato il soggetto allo spazio urbano attraverso la foto, era molto più facile per chi osserva identificarsi in quella figura. In questo modo ha prima la possibilità di osservare il disegno e poi di contestualizzarlo in quel preciso contesto urbano, cercando di capire perché quella persona si trova in quel luogo in quel momento.

Prima parlavi dell’importanza del ricordare. Come si lega questa esperienza creativa alla tua memoria?

Per me Creature metropolitane è anche una sorta di autobiografia, che mi permette di ripercorrere e rivivere tutti i luoghi che ho visitato e vissuto. È quindi un vero e proprio libro della memoria. Ma comunque la soggettività della mia esperienza non impedisce a chi vuole di vedere e andare oltre il mio sguardo.

Questi tuoi lavori sono stati esposti a una mostra. Come l’hai pensata e organizzata?

Era da tempo che volevo organizzarne una ma prima volevo avere più materiale, così quando sono arrivata ad avere una settantina di pezzi, mi sono messa all’opera. Ho appeso dei fogli che avevano su un lato l’illustrazione e sull’altro la foto a cui era ispirata. Al centro della mostra c’erano i miei sketchbook con i disegni originali. L’idea era quella di far perdere i visitatori nella moltitudine di persone che avevo disegnato. Alla fine anche i visitatori si confondevano con i soggetti che avevo raffigurato e questo è stato sicuramente l’effetto più bello.

Pubblicato da Carolina Germini

Nata Roma il 24/09/1993. Si laurea in Filosofia alla Sapienza con una tesi su Gilles Deleuze lettore di Proust. Durante l'Università fa due esperienze Erasmus presso École normale supérieure di Parigi, dove si trasferisce dopo la laurea e dove insegna Filosofia ai bambini. Collabora e scrive regolarmente per diverse testate e riviste e ha da poco fondato Tre Sequenze.

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