Immaginate un mondo senza frontiere, dove i confini sono al più ostacoli naturali da aggirare. Immaginate di solcare il cielo per migliaia di chilometri ogni anno, ma che per farlo non serva né visto, né permesso di soggiorno. Immaginate un mondo in cui si è liberi di andare e di tornare, di viaggiare per tanto o poco tempo: un mondo in cui si possa scegliere dove vivere, in cui non vi si chieda mai conto del vostro partire, in cui nessuno valuti le ragioni per cui rimanete, ma solamente accolga le vostre scelte con un cenno del capo. Immaginate dunque un cielo e una terra senza frontiere, dogane, confini, scartoffie burocratiche.
Immaginate che esista il diritto di migrare.
Ad alcuni di voi farà paura, altri accoglieranno questa possibilità con un sorriso di scherno: – è impossibile – diranno. Ad altri ancora si muoverà qualcosa nello stomaco, una forma di sottile gioia: libertà.
Io non parto più. Le cicogne di Marrakech, scritto da Carolina Germini e illustrato da Ginevra Vacalebre, pubblicato da Momo edizioni, è un libro per bambini, quindi parla di cose importanti, come sa chiunque abbia letto Il Piccolo Principe: un cappello non è mai solo un cappello e se si avesse il coraggio di osservare meglio, si scoprirebbe che molto spesso è un boa che ha mangiato un elefante.

Io non parto più è un libro minuto, di forma quadrata, non pesa nulla e sfogliandolo ci sono perlopiù immagini colorate. È, come dicevo, un libro per bambini, quindi per tutti i coraggiosi che sognano un mondo diverso – senza frontiere -, uno in cui venga garantito il diritto di autodeterminarsi, di scegliere un luogo da chiamare casa, poi di cambiare idea, di guardare un pezzettino di mondo in più, poi trovare un’altra casa… Io non parto più è un libro rivoluzionario.
La storia comincia a Delft, in Olanda. È ottobre e un gruppo di cicogne si prepara per migrare per trascorrere l’inverno in luoghi caldi. Le cicogne sono uccelli migratori e quindi in perenne viaggio; ogni anno partono e tornano, seguendo una rotta più o meno consolidata. Le cicogne del racconto seguono quella di Gibilterra, partono quindi dall’Olanda, si fermano a riposare in Puglia, poi giungono in Africa.

Quest’anno però una delle cicogne più anziane, Sandy, disegnata con degli occhiali grandi e una sciarpa di lana, ha deciso di non volare; è stanca ed in fondo Delft le piace proprio. Convoca allora tutte le altre cicogne e fa loro sapere la novità: “Io non parto più”.
È una decisione senza precedenti: gli uccelli migratori dovrebbero migrare, non restare in un luogo tutto l’anno. La cicogna più sconvolta dalla notizia è però Daisy, la figlia adottiva di Sandy, molto piccola e per questo impaurita all’idea di intraprendere un lungo viaggio senza il suo punto di riferimento. Vorrebbe restare, ma Sandy la convince che deve fare le sue esperienze, volare da sola, visitare altri cieli, scegliere liberamente come e dove vivere. Partire per Daisy significa prima di tutto diventare adulta e questo fa paura, ma è anche necessario.
Daisy parte, Sandy rimane, ma le storie si intrecciano: Sandy fa il suo nido vicino alla casa di un signore molto gentile, Adam, mentre Daisy arriva a Marrakech. Dal libro si intuisce che solitamente Marrakech non è la tappa finale ma, incuriosite – o forse confuse – dal gran frastuono, le cicogne scendono in città, dove sono travolte dall’odore delle spezie e i suoni tipici del mercanteggiare. In effetti, sebbene le cicogne siano ormai diventate uno dei simboli di Marrakech, non è stato sempre così: per molto tempo le cicogne hanno solo sorvolato il Marocco, per poi giungere alle loro destinazioni finali, il Senegal, la Nigeria, il Ciad. È solo da pochi anni che alcune di loro hanno cominciato a fermarsi a Marrakech, come se avessero scelto quella città piuttosto che un’altra.

Carolina Germini, l’autrice di questo prezioso racconto, immagina che fra queste cicogne ci sia proprio il gruppo di Daisy, che infatti lì si ferma. Daisy è felicissima, passa le giornate a volteggiare attorno al minareto, ascolta il canto del muezzin e, quando è stanca dei rumori assordanti della città, trova rifugio sui tetti dei Riad, dove può pensare in tranquillità. Un giorno, mentre osserva la città dall’alto, tutto le diventa chiaro: è a Marrakech che vuole vivere, almeno fin quando ne avrà voglia. Neanche lei partirà più!
Io non parto più è un libro avvincente, con tutti gli ingredienti tipici del romanzo di formazione: la sfida da superare per diventare adulti, la paura dell’ignoto, l’atto di coraggio finale. È però anche un libro che ribalta ogni regola, perché gli uccelli migratori protagonisti della storia, Sandy e Daisy, decidono ad un tratto di non migrare più e questo gesto, così inconsueto, è tanto potente da aprire un immenso orizzonte di discussione sul nostro modo di confrontarci con il fenomeno della migrazione.
Nessuno mette in discussione il bisogno di un uccello di migrare, è la sua natura. Ma per qualche motivo sembra che noi esseri umani abbiamo il dovere morale di rimanere incastrati laddove il caso ci ha fatto nascere, o che, se proprio vogliamo migrare, debba esserci una ragione valida per farlo. Sandy e Daisy ci mostrano il diritto di scegliere liberamente dove vivere, e simboleggiano così il potere dell’autodeterminazione: pur rimanendo uccelli migratori, decidono di non migrare più.
Daisy, che pure è nata a Delft, scopre di sentirsi davvero bene solo a Marrakech; Sandy, che per tutta la vita ha viaggiato senza sosta, sceglie di invecchiare in Olanda. Ma è così diverso da quel che succede a noi? Gli esseri umani migrano da sempre: alcuni, come Sandy, si stancano di viaggiare e si fermano in un luogo che diventa la loro unica casa; altri sentono di essere se stessi solo mentre viaggiano, non privilegiano una città ma si sentono a casa dispersi nel mondo; altri ancora partono a malincuore e non hanno la fortuna di trovare un posto che rassomigli a casa loro. Gli esseri umani, proprio come le cicogne, sono animali migratori e le frontiere, convenzioni da noi imposte, violano un diritto fondamentale, quello di attraversarlo un po’ tutto, questo pianeta su cui siamo capitati.
Non è casuale che Io non parto più sia pubblicato da Momo Edizioni, una casa editrice indipendente che da sempre lavora per raccontare il fenomeno della migrazione in modo propositivo e innovativo. Ed infatti nel libro la questione del diritto di migrare è raccontata con una tenerezza limpida, originale e quasi commovente.
La talentuosa illustratrice Ginevra Vacalebre, ha rappresentato con cura non solo l’affetto fra le cicogne protagoniste, ma anche il senso di comunità di questi uccelli: i prati a macchie sopra cui volano le cicogne, le case alte e strette tipicamente olandesi, i colori sgargianti del sud Italia e il cielo stellato su cui si stendono le Tombe Saadiane, restituiscono tutta la magia della narrazione. È difficile dire se siano le parole ad accompagnare i disegni o i disegni le parole, ma non importa: è evidente che Carolina Germini e Ginevra Vacalebre si siano espresse all’unisono, anche se ognuna nel modo che più gli appartiene – Carolina scrivendo, Ginevra disegnando – tanto da sembrare che a unirle sia lo stesso filo rosso che Sandy e Daisy legano alla zampa, per ricordarsi sempre l’una dell’altra.
Dopotutto, il messaggio del libro è che solo osservando il mondo degli animali, senza dimenticare di essere noi stessi animali, possiamo scoprire qualcosa in più su noi stessi.
Immaginate di essere voi, con le vostre braccia, le vostre gambe, i vostri piedi, i vostri occhi, ma che il mondo anche per voi, così come per le cicogne, sia senza frontiere. Immaginate di poter vivere dove volete, di migrare dall’Europa al Sud-America fino in Asia, senza che nessuno ve ne chieda conto. Immaginate un mondo in cui il Mar Mediterraneo non sia un cimitero a cielo aperto ma un crocevia di persone che vanno e vengono con grandi sogni e nessun timore. Immaginate che festa, se invece degli arroganti che urlano “tornatene al tuo Paese” le persone accogliessero chi migra con la semplicità con cui il Signor Adam costruisce il nido a Sandy una volta che lei sceglie di rimanere a Delft. Immaginate che meraviglia se le città accogliessero i migranti come Marrakech ha accolto quelle cicogne che un giorno hanno cambiato la propria rotta e si sono stabilite sui tetti di quella città.
Immaginate come sarebbe bello, colorato e ricco il mondo, se migrare fosse semplice come lo è per le cicogne. Immaginate che aria di libertà!
