«Tutte le immagini scompariranno»​. A Bologna “Les Années Super-8” di David e Annie Ernaux

Annie Ernaux entra in sala, al cinema Medica Palace a Bologna, e avanza quasi timida, si guarda intorno e sorride. È incredibile vederla poco dopo l’assegnazione del Premio Nobel alla Letteratura 2022. Eppure, Ernaux appare tanto umile e felice che l’aura di gentilezza emoziona tutti. È la sua seconda data in Italia (la prima al Festival del cinema di Roma) ed è  arrivata a Bologna per la proiezione del film Les Années Super-8, a cui ha lavorato insieme al figlio David Ernaux-Briot. La visione del lungometraggio conclude la XV edizione del festival Archivio Aperto (Bologna, 20>24 ottobre 2022), il festival di Home Movies – Archivio Nazionale del Film di  Famiglia di Bologna dedicato alla riscoperta del patrimonio cinematografico privato e sperimentale.

Bring the archive into the world è la frase di questa edizione del festival ed è proprio quello che hanno fatto gli Ernaux, realizzando il film a partire dal materiale d’archivio privato. Per circa  nove anni, il marito, Philippe Ernaux, ha ripreso la loro vita insieme: momenti familiari, viaggi, case, oggetti, sorrisi, timidezze, abiti. Dal momento che il girato (in origine di cinque ore) è senza audio, da lì l’idea di inserire una voce narrante che andasse di pari passo con le immagini.

A scrivere e leggere il testo, per adeguarlo ai frames, è proprio Annie Ernaux. Vedere il film e ascoltare la sua  voce è come ritornare ai suoi libri in cui, ormai lo sappiamo bene, racconta la sua vita. Sono autobiografie, autoritratti, auto-finzioni, insomma, raccontano del suo sé più profondo e intimo che ha ricercato quotidianamente. Nel film, però, c’è qualcosa di più: la sua percezione di sé come un’altra. “La giovane donna” così ripete la voce narrante, cioè Annie, quando si vede. Per scriverlo, infatti, ha recuperato i quaderni di quegli stessi anni. E allora le donne che si incontrano nella figura di Annie sono tre: la scrittrice di quei quaderni, la scrivente del testo per il film, la donna che spesso nel film vediamo scrivere.

Assistiamo alla messa in scena dello spettacolo più anelato da un lettore appassionato: osservare la genesi dell’opera dello scrittore amato. Annie in quel periodo  comincia infatti a scrivere il suo primo romanzo: Gli armadi vuoti. Ed è così che si realizza la coincidenza fra una  vita e la sua rappresentazione nella figura di chi la scrive.  

La memoria personale nel film come nel libro Gli anni, si intreccia alla memoria  collettiva. L’intimo si lega alla Storia attraverso i viaggi che la famiglia Ernaux compie: al mare, in  montagna, in campagna dalla sorella di Philippe, momenti e paesaggi quasi estatici fissati dal doppio regista (prima Philippe poi David) insieme all’Albania e al Cile di Allende, a scoprire le pratiche rivoluzionare prima del baratro di Pinochet. I risvolti sociali, l’incontro con il cambiamento dei tempi incide sull’equilibrio della famiglia che pur inconsciamente assorbe ciò che vede. Sono gli anni più importanti per la loro storia: i figli crescono, la madre di Annie vive con loro, lei insegna in una scuola  media e a poco a poco i coniugi arrivano alla separazione. 

L’intreccio fra il contenuto privato e quello collettivo è un elemento comune ai libri di Ernaux, ma non  unico nel genere dell’autobiografia femminile. In Italia Fabrizia Ramondino, Natalia Ginzburg, Elsa  Morante, hanno accompagnato alle narrazioni delle proprie vite anche quelle delle vite degli altri e  della loro generazione. Ed è per questo che per Les Années Super- 8 possiamo parlare di auto-socio  biografia. 

La voce di Annie, attraverso lo sguardo del super 8 di Philippe, esprime la sua visione del mondo che  non è marcata dalla nostalgia, ma risente del modo in cui lei sta al mondo. Ciò dimostra che per  diventare uno scrittore non bisogna fare, ma essere. 

Tutto nasce dall’infanzia quando nel bar dei suoi genitori ascoltava i racconti degli altri e li assorbiva  amplificando la percezione della sua realtà. La narrazione di quel tempo si ritrova sovente nei suoi  libri unita al racconto di una classe sociale (emblematico è il capolavoro Il posto). 

In realtà, ciò risponde al desiderio di mantenere una promessa che Annie aveva fatto a sé stessa a  vent’anni: «Scriverò per vendicare la mia razza». 

Il primo libro Gli armadi vuoti parla del salto classe, anche se non solo così questa si vendica. Scrive per far dire agli altri “bisogna fare qualcosa”. In questo senso: «Il posto ha vendicato la mia  classe, mentre Gli anni si sofferma sull’immigrazione, sulla povertà, e su chi è in posizione  marginale». Riflette Annie e mentre parla guarda il pubblico. Le sue parole scorrono forti e posate e  contengono tutta la resilienza e la fatica della sua genealogia. 

 

«Il luogo da cui scrivo» continua, è la mia condizione femminile raccontata per auspicare a un  cambiamento. Il rapporto con la madre orienta la sua vita di donna e tende allo svelamento di un  enigma: «Cercare una verità su mia madre solo tramite le parole». La scrittura è una pratica  dolorosa, ma necessaria. È uno spazio di libertà e di sopravvivenza, un segreto inconfessato e  custodito quando Annie scriveva da sola in montagna o sui taccuini mischiati ai compiti da  correggere. 

La ricerca durante la scrittura sembra senza sbocchi e ciò può portare a crisi e disperazione, soprattutto  nel tormento di dover dare una forma al libro. Infatti, racconta: «Molti miei quaderni sono ripetitivi. Ci  vuole tempo per arrivare a un libro, ma una volta trovata la strada vado fino in fondo». Virginia  Woolf, afferma Ernaux, scrive che la stanza tutta per sé è uno spazio di libertà, ma questa è  un’illusione poiché non è mai assoluta. E illusorie sono pure le immagini del film che scorrono lente,  incastonate in inquadrature fisse nelle quali i protagonisti, e personaggi di loro stessi, guardano in  camera e sorridono. Sorridono a Philippe e al futuro. 

«Tutte le immagini scompariranno» così si apre il capolavoro Gli anni e invece nel film le immagini riaffiorano, prendono corpo e movimento, fanno prendere coscienza del passato – che è  poi è la funzione della letteratura (e della vita).  

Pubblicato da Paola Nitido

Paola Nitido è nata a Napoli e vive a Bologna. Scrittrice e insegnante, si interessa di letteratura femminile, cinema, sud, pari opportunità. È autrice del libro: "Le vite degli altri abitano la mia. La scrittura del sé nell'opera di Fabrizia Ramondino".

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