Con i suoi viaggi teatrali, la Compagnia delle Seggiole ha restituito i musei, le chiese, le piazze e i palazzi storici ai veri possessori: i fiorentini.
Si tratta di una formula innovativa di teatro – che il mondo anglosassone chiama edutainment, dall’unione di education ed entertainment – in cui il pubblico non si siede sulle poltrone di velluto rosso per ammirare una rappresentazione teatrale, ma si muove con essa nel luogo in cui si svolge. Dato appuntamento in uno dei magnifici musei di Firenze, come il Bargello oppure in una delle imperiose basiliche, come Santa Croce o Santo Spirito, gli attori, divenuti per l’occasione delle ombre gentili di secoli passati, accompagnano gli spettatori alla scoperta dei suoi aneddoti, segreti e avvenimenti importanti, unendo appunto il teatro all’apprendimento. Come Fabio Baronti, il capocomico della Compagnia, tiene a specificare: «la parola teatrale svela e racconta il luogo che la ospita. Inoltre, a differenza del teatro itinerante già ampiamente sperimentato, in cui un testo viene adattato ad un luogo, nel nostro caso il testo viene scritto appositamente per il luogo scelto, diventando di fatto una prima assoluta».
Una formula che ormai appassiona da quindici anni migliaia di persone, di ogni età e conoscenza del teatro. Ma quando, nel lontano 2006, le Seggiole misero in scena “In sua movenza è fermo”, il primo spettacolo itinerante nei sotterranei del Teatro della Pergola, non si aspettavano certamente questo successo. Solo di questo primo spettacolo ― nato da un’idea di Marco Giorgetti e Riccardo Ventrella, allora direttori di uno dei più antichi teatri all’italiana d’Europa – per celebrare il compimento dei suoi 350 anni di attività, sono state realizzate attorno alle 350 repliche.

Ogni seconda domenica del mese, la mattina, in tre giri da cinquanta persone l’uno, vengono svelati i segreti che il teatro nasconde al suo interno. Uno di questi è l’antica via a cielo aperto, oggi murata, percorribile a piedi e in carrozza, per la quale si accedeva al palcoscenico e ai cui lati si possono riconoscere ancora i piccoli vani di alcuni negozi, quelli fondamentali agli attori, ovvero la sartoria, il barbiere con le sue parrucche e il calzolaio. Una volta sul palco, da cui si ha un’insolita visuale della platea, Antonio Meucci, macchinista alla Pergola prima dell’esperienza americana, mostra il prototipo del suo telefono acustico, inventato, in questo caso, per far comunicare il dietro le quinte con la graticcia ma, in realtà, ideato per amore. L’amore toccante di cui racconta, con le lacrime agli occhi, è quello per la costumista del Teatro Ester Mochi che, una volta ammalata di una malattia terminale e perciò costretta a letto, poteva comunicare col marito grazie all’invenzione del suo telefono con molta semplicità.
Ma dalla commozione si passa al divertentissimo spettacolo L’ospite illustre, nelle stanze del Museo di Casa Martelli, ubicato in una viuzza stretta e biforcuta all’ombra del “Cupolone”. Sconosciuto ancora a molti perché abitazione privata fino agli anni ’90, la Compagnia ha qui ambientato una tipica serata conviviale ai tempi del grand tour, un ottocentesco interrail nelle capitali europee ritenuto fondamentale per il percorso di formazione dei giovani rampolli di buona famiglia. Ad accogliere il pubblico, che non è più fatto di contemporanei ma di Conti, Marchesi e di uomini cultura di quel tempo, vi è un paggio in livrea che ha il compito di guidare i signori alla scoperta delle particolarità della casa, come il fumoir rosa cipria per sole donne, o degli ospiti attesi, come il Marchese de Sade o un certo Giacomo Leopardi.

Il pubblico delle Seggiole, però, è abituato a dialogare con uomini importanti, sia per la storia di Firenze sia per quella mondiale, come Giorgio Vasari, il primo personaggio incontrato all’interno di quel corridoio che porta il suo nome e che dà il nome anche allo spettacolo. Camminando sulle “teste dei Fiorentini”, come i Medici erano soliti fare per spostarsi da una parte all’altra della città, da Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti, gli spettatori passeggiano anche nella storia. Infatti, dalla concitazione di un partigiano ardente di liberare la sua Firenze, il pubblico ascolta anche le parole del nemico, un tedesco, il quale racconta che, la notte del 4 agosto 1944, mentre i ponti di tutta la città saltavano per rendere più difficoltosa l’avanzata degli alleati, l’unico ponte che venne risparmiato fu proprio il Ponte Vecchio sul quale passa il corridoio. E se i fiorentini hanno pazientemente ricostruito la città, l’Elettrice Palatina, l’ultima discendente dei Medici e il penultimo personaggio prima di Bianca Cappello, qualche secolo prima è riuscita a mantenere intatto il suo patrimonio artistico, collezionato nel tempo dalla famiglia.
Intatto come Palazzo Davanzati, oggi un museo, il cui sviluppo architettonico si è arrestato al XIV secolo. Nel viaggio Ogni casa è un grande libro il pubblico, accompagnato dal suono di una gaita del 1300, si perde nelle numerose stanze del palazzo, scoprendo gli usi, costumi e gli “agiamenti” di una famiglia medievale. Costruito, infatti, poco dopo la peste boccaccesca, i proprietari potevano non solo godere dei bagni privati, mentre in città come Parigi e Londra vi era ancora il fango per le strade, ma anche di un pozzo che attraversava tutti e 5 piani e che consentiva l’approvvigionamento di acqua senza dover fare alcun tipo di “assembramento” in prevenzione di un contagio futuro.
I numerosi attori della Compagnia delle Seggiole hanno interpretato uomini della levatura di Amerigo Vespucci o Marcello Mastroianni all’Istituto Geografico Militare, Martin Lutero, Brunelleschi e Michelangelo nella Basilica di Santo Spirito, l’architetto Raffaello Fagnoni alla ex Scuola di Guerra Aerea, ma anche quelli senza un nome, come i monaci della Certosa, le pietre di Badia a Settimo o i soldati del Forte Belvedere però tutti contribuiscono a raccontare una storia meravigliosa, quella di Firenze, restituendo con attualmente 28 viaggi teatrali i musei, le chiese, le piazze e i palazzi storici ai veri possessori: i fiorentini.

Immagine di copertina: Vista dal Forte Belvedere – “L’ora miracolosa” – foto di Fabrizio Rosazza Ferraris
Che dire a Caterina ha descritto la compagnia delle seggiole fantasticamente.io seguo la compagnia delle seggiole da molto tempo e spero che si possa vedere presto altri nuovi percorsi ,ma anche rivedere qualcosa di già visto è sempre un emozione Brava Caterina Baronti
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