Aspettando il Cinema America in piazza: intervista al presidente Valerio Carocci

Maglietta bordeaux, scritta gialla, cinema sotto le stelle. Stiamo parlando dei Ragazzi del Cinema America, l’Associazione nata per salvare lo storico Cinema America del rione Trastevere, costruito nel 1956 su progetto dell’architetto Angelo Di Castro.

Tutto ha inizio nel 2012, quando il Cinema America viene smantellato: è destinato a diventare una palazzina di appartamenti con parcheggi. Insieme alle associazioni di quartiere, il 13 novembre 2012 un gruppo di studenti decide di occupare la sala cinematografica per salvarla dalla riconversione. Vengono organizzati proiezioni e incontri per sensibilizzare la cittadinanza e numerosi registi e professionisti del mondo del cinema prendono a cuore la questione. Nello stesso anno nasce l’Associazione “Piccolo Cinema America”, oggi “Piccolo America”. 

Nel 2014 Questura e Prefettura mettono i sigilli e danno il via allo sgombero della sala occupata. Il gruppo non si arrende e decide di continuare il progetto in un forno vicino, in comodato d’uso gratuito. Le proiezioni gratuite all’aperto in Piazza San Cosimato accendono le estati di Trastevere coinvolgendo un pubblico sempre più numeroso. L’attività dell’Associazione si sposta anche verso la periferia, con un obbiettivo ben preciso: creare nuove opportunità di incontro e di condivisione attraverso cui costruire un processo di rigenerazione urbana. 

Fonte: Associazione Piccolo America

Ogni anno la rassegna estiva “Il Cinema in Piazza” raccoglie un pubblico appassionato e consapevole, e i numeri dell’ultima edizione parlano da sé: 150.000 spettatori in tre mesi, 200 serate di proiezioni gratuite, 70 incontri e dibattiti con autori, attori e maestranze del cinema, 3 arene diffuse.

Accanto alla rassegna “Il Cinema in Piazza”, i Ragazzi del Cinema America lavorano alla costruzione di uno spazio permanente che possa essere attivo tutto l’anno, tutti i giorni. Nel 2016 la loro Associazione ha vinto il bando pubblico per l’assegnazione della Sala Troisi, altro storico cinema di Trastevere. 

Il progetto di restauro del Cinema Troisi, a cura degli architetti Claudia Tombini e Raffaella Moscaggiuri,  punta a conservare l’originale assetto dell’immobile. Il cinema sarà munito di un foyer-bar e di un’aula studio, con 40 postazioni individuali, aperta 24 ore su 24, con terrazza. La sala prevede l’installazione di uno schermo cinematografico da 13 metri, digitalizzazione 4k e un totale di 300 poltrone. Nonostante l’emergenza sanitaria Covid-19 abbia sconvolto la vita e le attività culturali del nostro Paese, il Piccolo America ha deciso di non fermarsi, confermando la rassegna de “Il Cinema in Piazza” anche per l’estate 2020, dal 3 luglio al 30 agosto.

Fonte: Associazione Piccolo America

Abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda a Valerio Carocci, 28 anni, Presidente dell’Associazione Piccolo America, per riflettere sul passato, ma soprattutto sul futuro del cinema come linguaggio universale capace di forgiare cittadini e non solo semplici consumatori di cultura. 

L’attività di promozione culturale ma soprattutto di rigenerazione urbana del Piccolo America iniziava otto anni fa. E da quel momento non si è più fermata. Come è evoluto il rapporto con il vostro pubblico? Avete notato un processo di crescita e di maturazione negli spettatori e nelle piazze che li ospitano?

Sicuramente noi siamo cresciuti con il nostro pubblico e il nostro pubblico con noi. Bertolucci diceva sempre: «la prima volta che ho incontrato Valerio la cosa più divertente è che mi sono accorto che questo ragazzo di cinema non sapeva nulla». Anche noi abbiamo scoperto il cinema proiettandolo. Tra i 100 mila spettatori che hanno partecipato all’ultima edizione de “Il Cinema in Piazza” molti di loro non erano abituati alle sale cinematografiche. Questo progetto sta educando un nuovo pubblico che in questi anni è maturato e cresciuto. Anche noi stiamo crescendo. Oltre ad essere sempre più impegnati nella programmazione, abbiamo intercettato nuove aree come Ostia e Tor Sapienza che hanno caratteristiche diverse da San Cosimato.

Fonte: Associazione Piccolo America

Che rapporto avete con i luoghi de “Il Cinema in Piazza”? Come avete scelto queste “sale di proiezione” a cielo aperto? 

San Cosimato era la piazza vicino al Cinema America, dove la nostra associazione si è costituita. Era la piazza che frequentavamo per le assemblee e per le iniziative con le associazioni di San Cosimato. Cervelletta è il parco dove sono nato, è il parco della mia infanzia, nel quartiere dove ho vissuto fino a poche settimane fa, per 28 anni. Per me si tratta di un ritorno. 

Anche se parliamo di quartieri diversi, l’obbiettivo è sempre comune. Infatti, a San Cosimato, grazie al cinema, portiamo avanti la battaglia dei residenti per salvare il Cinema America, mentre al Parco della Cervelletta utilizziamo le proiezioni all’aperto per valorizzare e dar luce alla battaglia per salvare lo storico casale. La scelta del Porto Turistico di Ostia è dovuta all’appartenenza territoriale di una parte del nostro gruppo. Abbiamo sempre tentato di andare in territori che conoscevamo e di cui già facevamo parte, affinché si potesse costruire un processo dal basso. A Ostia abbiamo collaborato anche con il Tribunale di Roma perché il Porto Turistico di Ostia è un bene confiscato alla criminalità, e concesso alla nostra associazione dall’Amministrazione Giudiziaria. 

Fonte: Associazione Piccolo America

Come avviene la selezione dei titoli del vostro programma cinematografico? 

Siamo 8 a curare la programmazione. Abbiamo tutti tra i 20 e 30 anni, e facciamo parte del gruppo dei 24 ragazzi del Cinema America. Ci riuniamo da novembre fino ad aprile. Discutiamo, facciamo proposte, vediamo film, ci scambiamo idee, seguiamo rassegne, osserviamo quello che fanno gli altri festival. Guardiamo anche alle ricorrenze e agli omaggi da fare. È uno studio a 360 gradi volto sempre a un unico obiettivo: vogliamo presentare al pubblico una programmazione quanto più completa che possa coinvolgere ogni tipologia di cittadino, di qualunque ceto sociale, provenienza geografica e politica. È importante che chiunque trovi qualcosa di suo interesse da poter vedere alle nostre manifestazioni. 


In un momento di grave crisi sanitaria ma anche sociale ed economica, un’iniziativa come quella del Piccolo America può rappresentare un modello per la ripopolazione degli spazi urbani? Penso al rapporto tra le città e i giovani, alla ricerca di spazi di socialità sicuri e che possano sentire come “propri”.

È evidente che in tutti questi anni è stato delegato l’utilizzo dello spazio pubblico e del servizio sociale e culturale alla mera iniziativa commerciale dei privati. Crediamo che per uscire da una situazione drammatica e da uno stato di crisi sia necessaria la creazione di un nuovo spazio di comunità. Oggi più di prima è urgente che si ritorni in territori come quelli di Ostia e di Tor Sapienza, dove le famiglie vivono in condizioni svantaggiate, in difficoltà economiche. Molti di loro questa estate rimarranno a Roma per problemi lavorativi. Allo stesso tempo, però, è importante anche operare a Trastevere e dare un’alternativa a quella “movida” tanto discussa che però rappresenta l’unica forma di sfogo per i ragazzi. In fin dei conti, questi ragazzi dai 18 ai 25 anni qualcosa lo dovranno pur fare. Se non proponiamo un’alternativa è inutile poi lamentarsi dei giovani che trascorrono le serate a bere sui gradini delle chiese e dei monumenti storici delle nostre città.

Fonte: Associazione Piccolo America

Quest’anno cosa cambierà a causa dell’emergenza sanitaria del Covid-19?  

Applicheremo tutti i parametri di sicurezza contro il Covid-19 che saranno in vigore il 3 luglio. Le proiezioni non verranno ridotte, ma rispetto alle edizioni precedenti tutto sarà posticipato di un mese. Spero che il programma definitivo esca molto presto, ma non credo prima di fine giugno. Anche per i prossimi anni, il modello organizzativo e cinematografico rimarrà invariato. 

Rispetto anche ad altre forme di espressione artistica, cosa ha in più il cinema per riuscire a parlare alle persone?

Siamo convinti che il cinema sia lo strumento più potente per parlare a qualsiasi ceto sociale, provenienza geografica e schieramento politico. Nonostante all’inizio non fossimo cinefili, abbiamo scelto questo tipo di linguaggio perché ci vedevamo un’opportunità di dialogo con le persone. Il cinema parla a tutti. Da Checco Zalone a Bernardo Bertolucci, i film possono avere potenze diverse ma sono capaci di attraversare il cuore e la mente delle persone, facendole prima di tutto riflettere. Il cinema permette lo scambio di pensiero e di parola. 

Fonte: Associazione Piccolo America

Il Presidente dell’Associazione Piccolo America, Valerio Carocci, con Bernardo Bertolucci 

Pubblicato da Valentina Cognini

Nata a Verona 24 anni fa, nostalgica e ancorata alle sue radici marchigiane, si è laureata in Conservazione dei beni culturali a Venezia. Tornata a Parigi per studiare Museologia all'Ecole du Louvre, si specializza in storia e conservazione del costume a New York. Fa la pace con il mondo quando va a cavallo e quando disquisisce con il suo cane.

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